Visita il museo

piano-terra

Possiamo iniziare il nostro percorso con un viaggio a ritroso nei metodi di indagine archeologica e nell'attenzione rivolta ai castelli: agli attuali criteri scientifici di rilevamento dei dati si contrappongono i sistemi degli anni '70, mirati solo al riutilizzo delle strutture. In precedenza i castelli erano totalmente abbandonati: i disegni, risalenti al '700, testimoniano l'interesse puramente contemplativo dell'epoca.
Alcuni reperti ci confermano l'importanza dei colli dei castelli, e della strada che vi corre alla base, in epoche antecedenti all'età feudale. Prima dei castelli, in questi luoghi sorsero con molta probabilità i castellieri di età preistorica (XII-VIII sec. a.C.) ed i castra tardo-antichi (V-VI sec. d.C.).
Il castello veniva costruito da manovalanze specializzate che utilizzavano materiali facilmente reperibili in zona: soprattutto pietra, legno e ferro (per maniglie, ganci e cardini di infissi e porte). Gli strumenti utilizzati non differivano molto da quelli che oggi si trovano in una qualunque cassetta degli attrezzi. All'interno del mastio il focolare o il caminetto erano fondamentali per cucinare e fornire luce e calore; per l'illuminazione si utilizzavano anche le lucerne e, dal XIV secolo, per riscaldare entrano in uso le stufe ad olle. Gli arredi erano completamente in legno ma al posto degli armadi si utilizzavano bauli di legno chiusi con serratura e boncinello per mezzo di un meccanismo a chiave. Indispensabile era la cisterna per la raccolta dell'acqua piovana, attinta poi con secchie in legno di cui si conservano solo i manici.
Il castello dell'epoca feudale nasce per esigenze di difesa e controllo del territorio, oltre alla principale funzione di fortificazione; è posizionato sempre sulla sommità di un colle per sfruttare la conformazione del terreno rendendo difficile l'accesso ed offrendo un'ampia visuale della pianura sottostante. Il modellino ne riproduce la struttura tipica con al centro la Torre-Mastio, vera e propria residenza del signore e di tutta la corte, suddivisa in diversi piani con funzioni ben precise. Intorno troviamo edifici di servizio e la chiesa castellana, a cui si affiancano colture orticole e alberi da frutta. Il complesso è circondato da un robusto muro di cinta dotato di camminamento di ronda.
La sala "Ottagono" rappresenta l'insieme dei nove castelli che possiamo vedere posizionati nel plastico rappresentante il territorio tra Cividale e Nimis. Come si nota, solamente il castello della Motta non è allineato lungo la pedemontana, ma il suo sito è di fondamentale importanza in relazione al fiume Torre. Non conosciamo le date di fondazione dei singoli castelli, ma la maggior parte di essi può collocarsi attorno al XII secolo. Attimis Inferiore e Zucco risalgono invece al XIII secolo e sorgono molto vicino ai preesistenti Attimis Superiore e Cucagna.
Fra gli oggetti esposti in questa sala, hanno grande importanza le due Madonne poiché si tratta di produzioni artigianali di un certo pregio che raramente si trovano in loco o in fase di scavo. Quella lignea si trovava entro la cappella castellana di Partistagno ed è sicuramente un prodotto dell'artigianato locale, come dimostra l'iconografia e la semplicità stessa della figura.
Fra gli oggetti esposti in questa sala, hanno grande importanza le due Madonne poiché si tratta di produzioni artigianali di un certo pregio che raramente si trovano in loco o in fase di scavo. La Madonna in osso è stata rinvenuta a Soffumbergo ed era probabilmente parte di un piccolo altare portatile: la precisione dell'intaglio e l'accuratezza nella resa della figura fanno ipotizzare una provenienza dalla zona del Reno.
Le monete costituiscono uno degli elementi datanti dello scavo, per questo il loro studio, da parte del numismatico, e la conoscenza delle loro fasi di emissione è fondamentale. Alla fine dell'XI secolo il Patriarcato di Aquileia si staccò politicamente dalla Marca Veronese, diventando un'entità statale autonoma e cominciando la coniazione dei denari patriarcali, accanto ai quali però continuano a circolare altre monete, come testimonia la varietà delle provenienze.
A garanzia dell'autenticità dei documenti venivano utilizzati i sigilli, mentre le bolle plumbee ne preservavano la segretezza, dal momento che era indispensabile romperle per poter srotolare il documento. I due denari patriarcali esposti nell'ultima vetrina provengono da due diversi siti e rappresentano le coniazioni locali. Sul dritto portano lo stemma della famiglia Pancera a cui apparteneva il Patriarca Antonio II sotto cui vennero coniate, mentre sul rovescio recano l'aquila, simbolo di Aquileia, sede del potere patriarcale.
La ricostruzione del conio di epoca medioevale mostra come le immagini, realizzate in negativo sulle due matrici (dette coni), venissero impresse sul tondello per mezzo della battitura, data da una martellata forte e decisa. Caratteristico è il posizionamento delle matrici: quella fissa (conio d'incudine) porta l'immagine del dritto, mentre quella mobile (conio di martello) reca sempre il rovescio. Il tabellone mostra le varie fasi della produzione delle monete all'interno della zecca.
Il modello in legno riproduce un esempio di stratigrafia archeologica: con l'aiuto del tabellone è possibile ripercorrere le varie fasi del lavoro dell'archeologo, fondato su tecniche accurate e precisi criteri metodologici basati sull'identificazione, la documentazione e l'interpretazione dell'evidenza.
La ceramica, come le monete, è uno dei più importanti elementi datanti rinvenibili sullo scavo. Qui si possono toccare con mano alcuni reperti rappresentativi delle varie categorie ceramiche, distinguere le forme aperte e chiuse presenti sulla mensa e nella cucina medioevale e seguire le fasi di produzione della ceramica graffita.
In quest'area vi aspettano numerosi gadget targati Museo Archeologico di Attimis: da matite, penne luminose e tazze, a  fedeli riproduzioni di ciotole medievali, poster, spille e le imperdibili monete coniate sul momento dallo staff del museo. Inoltre è possibile acquistare le pubblicazioni scientifiche riguardanti lo studio dei castelli della zona e la guida completa del Museo .

piano-1

Un importante campo di ricerca dell'archeologica è costituito dallo studio delle abitudine alimentari per il quale ci si serve dei resti di pasto veri e propri ma anche di utensili ed accessori legati alle attività produttive. Il paesaggio medioevale è caratterizzato da foreste, interrotte a tratti da campi e case isolate. In grande aiuto per identificare i tipi di coltivazione praticati può esserci fornito dagli attrezzi agricoli la cui forma ne designa l'utilizzo specifico per un determinato tipo di coltura.
In fase di scavo spesso so trovano resti animali con tracce di macellazione che accertano l'utilizzo di una determinata specie a scopo alimentare; alcuni oggetti invece segnalano lo sfruttamento di un animale per scopi diversi: pettini per cardare la lana, ferri per buoi e muli ci indicano che i primi venivano applicati nel traino dell'aratro mentre i secondi come animali da soma.
Di grande importanza era anche la caccia, sport per eccellenza di nobili e cavalieri, soprattutto quella dei piccoli volatili praticata a cavallo con l'aiuto del falco pellegrino. In alternativa alla carne, considerata la base dell'alimentazione del signore, si mangiava il pesce, anche e soprattutto per seguire i precetti della religione.
La figura del cavaliere riveste un ruolo molto importante nei secoli che vanno dal XII alla fine del XIV secolo, arco di tempo in cui il suo equipaggiamento subisce molteplici variazioni per migliorarne protezione e prestazione. Il "Cavaliere di Soffumbergo" ci mostra un'armatura a placche databile intorno al 1420: i singoli frammenti facevano probabilmente parte di corredi diversi ma la possibilità di comprenderne il posizionamento ci permette una ricostruzione abbastanza precisa di una corazza del XV secolo.
La spada era l'inseparabile compagna del cavaliere ed aveva un grande valore simbolico e rituale, testimoniato dal suo stesso ruolo durante la cerimonia dell'investitura: è la spada che fa il cavaliere. La lama aveva il doppio taglio, con un solco lungo la linea mediana che le conferiva elasticità ed al contempo l'alleggeriva. Fino al XIII secolo ha la punta arrotondata e viene utilizzata solamente di taglio, poi assume la forma acuminata per affondare tra le maglie e le piastre dell'armatura. L'elsa era rivestita da una striscia di cuoio avvolta che ne evitava lo scivolamento e talora poteva contenere qualche reliquia a scopo protettivo.
L'armamento difensivo comprendeva anche alcune parti decorative come la sottile cotta di bronzo che sporgeva da sotto la casacca o le lamine (anch'esse bronzee ma probabilmente rivestite in oro) che recavano scritte benauguranti. La Berdica, una proto-alabarda, evoluzione della scure da guerra, costituisce un reperto di estrema rarità ed eccezionale importanza. E' un'arma da fante tipica dei territori germanici la cui presenza in loco indicherebbe che il signore, stabilendosi in queste zone, porta con se l'intera corte, non solamente i cavalieri. In battaglia si utilizzavano anche armi molto affilate, adatte al combattimento corpo-a-corpo, per perforare gli starti dell'armatura del nemico. Il cavallo era attributo indispensabile del cavaliere che con esso affrontava viaggi, tornei e battaglie. Proprio per questo motivo spesso era dotato di accessori che lo proteggevano o ne facilitavano gli spostamenti, ma poteva anche essere oggetto di attacchi mirati a disarcionare colui che lo montava.
Alcune armi erano invece tipiche della fanteria perché il loro impiego richiedeva l'uso di due mani: le principali sono l'arco e la balestra. Questa è un arma decisamente più potente della prima sia per la resistenza dell'arco (che rendeva necessario il caricamento meccanico), sia per il peso e la consistenza delle cuspidi utilizzate, come si nota chiaramente confrontando i reperti esposti in queste vetrine.
??????????????.
???????????????.
Nonostante il vetro si trovi sempre in stato estremamente frammentario è possibile distinguere alcune forme tipiche e ricorrenti: il miolo (bicchiere tronco-conico) e l'inghistera (bottiglia dal ventre panciuto).
Il coltello era un accessorio personale che ognuno teneva sempre con se, sia per mangiare che per usi artigianali. Grazie ai reperti sappiamo inoltre che all'interno del castello si svolgevano anche attività come la filatura, il ricamo ed il cucito.
Il ritrovamento di strati ricchi di materiale organico ha permesso (con l'intervento di archeozoologi e archeobotanici) di definire in maniera ancora più precisa quella che poteva essere la dieta del feudatario. Il radiocarbonio 14 ha inoltre permesso di datare con una certa precisione questi strati. Grazie alle palette esposte è possibile confrontare l'aspetto dei singoli tipi di semi così come si trovano in natura, rispetto ai resti che gli archeologi hanno raccolto.
Le fibbie metalliche servivano per fissare mantelli ed abiti, serrare le cinture intorno alla vita e chiudere i calzari; gli archeologi ne rinvengono di diverse tipologie e forme. Inoltre, dame e cavalieri indossavano anche elementi decorativi di materiali più poveri rispetto all'oro ed all'argento, come ad esempio gli anelli in bronzo e le collane in pasta vitrea. Presso la corte non si svolgevano solamente sport nobili come la caccia, ma anche altri passatempi tra cui la musica. Tra le attività di tipo ludico-ricreativo, il gioco dei dadi veniva talora praticato di nascosto perché vietato in quanto considerato gioco d'azzardo.
La ceramica grezza era destinata alla conservazione dei generi alimentari ed alla preparazione dei cibi. Di prevalente utilità pratica, prodotta per lo più localmente, con una scarsa decorazione, le sue forme si evolvono molto lentamente nel tempo. I recipienti più comuni sono l'olla ed il fornetto da pane.
???????????.
La ceramica da mensa mostra tipi di rivestimento e tecniche di decorazione che variano nel tempo; dovendo adornare le tavole dei banchetti anche i motivi decorativi si evolvono in continuazione, adeguandosi al gusto del momento. Qui possiamo vedere esempi di ceramiche invetriate, graffite e maioliche (ricoperte da smalto) che si succedono o si affiancano sulle mense dei signori. Un piccolo campionario ci mostra gli sviluppi decorativi della graffita rinascimentale ed alcuni importanti frammenti di produzione islamica, ispanico-moresca e bizantina, di diverse epoche, rendendo l'idea di quanto potessero essere estesi gli scambi commerciali.
In allestimento.