Soffumbergo

Collocato su un panoramico rilievo, presso l'abitato di Campeglio di Faedis, sino al XIII secolo Scharfenberg (italianizzato Soffumbergo) viene scelto dai Patriarchi di Aquileia quale sede estiva in cui trasferirsi con tutta la corte. I signori di questo castello sono di origine tedesca, infeudati dagli Ottoni probabilmente già dal XI secolo a difesa del Friuli. Nel 1420 i veneziani, conquistata questa regione, lo distruggono completamente e repentinamente con la complicità dei cividalesi. Fra il 1972 e il 1974 il sito viene scavato e viene messa in luce gran parte dei ruderi attualmente visibili. I lavori, eseguiti senza documentazione, rendono molto difficile l'interpretazione dell'evidenza. La serie di saggi stratigrafici eseguiti nel 1993, soprattutto in un'area ad est della torre-mastio, ha evidenziato la presenza di una struttura muraria, con spessore variabile da m 1,10 a m 1,00, con andamento nord-sud, fondata nel suolo naturale. Nei pressi della torre si nota un sensibile ispessimento di questo muro (fino ad un massimo di m 1,00) sul quale dopo la demolizione della struttura si forma uno strato di materiale combusto (resti di focolare), contenente frammenti di oggetti e di reperti organici vegetali e animali, databile fra la metà del XIV secolo e i primissimi anni del successivo. Il muro, a sud, fu interrotto bruscamente nel punto in cui venne costruito un grosso bastione semicircolare, conseguente all'ultima riorganizzazione strutturale dell'intero castello. In realtà, il suddetto muro continuava con andamento curvilineo ed era tutt'uno con un tratto di muro, ancora visibile a sud, con andamento est-ovest. E' possibile che questi resti corrispondano ai tratti dell'antica cinta muraria del castello di Soffumbergo; quanto antica è difficile dire anche per l'ambiguo rapporto con la torre-mastio. Quest'ultima, apparentemente di tipo non anteriore al XIII-XIV secolo, con  il lato nord molto più spesso degli altri tre, è posta nel punto più alto del sito e sembra piuttosto rapportarsi alle strutture visibili, costituite da vani difficilmente identificabili, anche per essere stati malamente restaurati, in qualche caso con parti aleatoriamente ricostruite. Si esclude, quindi, che la torre abbia un rapporto con il muro più antico, anche se ciò dovrà essere confermato con l'auspicabile ampliamento degli scavi. La cinta potrebbe appartenere ad una versione del castello di periodo anteriore al XIII secolo. Si dovrebbe approfondire anche lo studio dei resti dei vani dei quali sono visibili le tracce a sud-est della cinta e che non sembrano avere rapporti con le strutture più tarde. Sarebbe interessante verificare la loro appartenenza a edifici collocati all'esterno della primitiva cinta. I reperti messi in luce negli anni '70, dopo travagliato iter, insieme a quelli provenienti dagli scavi degli anni '90, sono conservati in museo e nei magazzini. Il loro studio ha permesso di escludere la presenza di materiali anteriori all'età basso medievale; d'altra parte, lo scarso numero di frammenti ceramici d'età posteriore al 1420 conferma la brusca interruzione delle funzioni primarie di questo castello.

  • Datazione: XI sec.
  • Visitabile: SI
  • Restauro: in parte restaurato negli anni '70
  • Stato della struttura: ruderi
  • Accessibilità: raggiungibile in macchina
  • Campagne di scavo: 1972-1974 Soprintendenza del FVG - Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli
  • Cose notevoli: frammenti di corazza della fine del '300, denaro d'argento del Patriarca Antonio II Panciera (1402-1411), Madonna con Bambino in osso, listello bronzeo con scritta benaugurante (probabile inserto di armatura), ciotola di maiolica ispanico-moresca, conservati presso il Museo Archeologico Medievale di Attimis.

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